L’ALBERO
di Shel Silverstein
(poeta, disegnatore statunitense)
C’era una volta un albero che amava un bambino.
Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava
delle corone per giocare al re della foresta.
Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami.
Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.
Quando era stanco, il
bambino si addormentava all’ombra dell’albero,
mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna.
Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo
cuore.
E l’albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe.
Ora che il bambino era grande, l’albero
rimaneva spesso solo.
Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse:
“Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei
rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”.
“Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare, disse il
bambino.
Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi.
Voglio dei soldi, puoi darmi
dei soldi?”
“Mi dispiace” - rispose l’albero - ma io non ho dei soldi.
Ho solo foglie e frutti: prendi i miei frutti, bambino mio e va a venderteli in città.
Così avrai dei soldi e sarai felice”.
Allora il bambino si
arrampicò sull’albero, raccolse tutti i frutti e li portò via.
E l’albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... e l’albero divenne triste.
Poi, un giorno, il ragazzo tornò; l’albero tremò di gioia e disse: “Avvicinati, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”.
“Ho troppo da fare e non ho tempo da arrampicarmi sugli alberi”, rispose il ragazzo.
“Voglio una casa che mi ripari” - continuò. “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa.
Puoi darmi una casa?”
“Io non ho una casa” - disse l’albero, “la mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei
rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”.
Il ragazzo tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa.
E l’albero fu felice.
Per molto tempo il ragazzo non venne.
Quando ritornò, l’albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. “Avvicinati,
ragazzo mio” - mormorò - “vieni a giocare”.
“Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare,
- disse l’uomo- “Voglio una barca per fuggire lontano da qui.
Tu puoi darmi una barca?”
“Taglia il mio tronco e fatti una barca” disse l’albero “così potrai andartene ed essere felice”.
Allora l’uomo tagliò e si fece una barca per fuggire. E l’albero fu felice...
Ma non del tutto.
Molto tempo dopo, l’uomo (ormai vecchio) tornò ancora.
“Mi dispiace, disse l’albero - “ma non mi resta più niente da donarti... -
non ho più frutti”.
“I miei denti sono troppo deboli per dei frutti” disse il vecchio
“Non ho più rami, continuò l’albero - non puoi
più dondolarti...”.
“Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami -
disse l’uomo.
“Non ho più il tronco” disse l’albero “non puoi
più arrampicarti”.
“Sono troppo stanco per arrampicarmi” rispose sempre l’uomo.
“Sono desolato” sospirò l’albero - “vorrei ancora
donarti qualcosa... ma non ho più niente.
Sono solo un vecchio ceppo.
Mi rincresce tanto......”.
“Non ho più bisogno di molto ormai” disse il vecchio “solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi.
“Ebbene, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva - “ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi.
“Avvicinati e siediti.
Siediti e riposati”.
Così fece il vecchio.
E l’albero fu felice.