Ma come è possibile che una sofferenza,
che non è la mia e che non mi colpisce
direttamente, ciò nonostante possa
diventare per me un motivo così
immediato da spingermi ad agire,
come di solito succede solo con un
motivo esclusivamente mio?
È possibile solo se anch’io partecipo a
quella sofferenza [...] Ma questo
presuppone che io mi sia identificato
in qualche modo con l’altro,
che per un momento la barriera tra l’Io
e il non-Io sia stata rimossa. Solo allora
la situazione in cui versa l’altro, i suoi
bisogni, le sue necessità e le sue
sofferenze diventano immediatamente
miei. Allora vedo l’altro non più come
l’intuizione empirica me lo presenta,
come qualcosa di estraneo,
di indifferente e di completamente
diverso, bensì io soffro insieme a lui,
nonostante i miei nervi non stiano sotto
la sua pelle. Solo così il suo dolore e i suoi
bisogni possono diventare il mio motivo;
altrimenti solo i miei possono diventarlo.
- Arthur Schopenhauer -
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